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Fecondazione in vitro - FIVET/ICSI

La fecondazione assistita consiste nel fertilizzare gli ovociti con gli spermatozoi in laboratorio (in vitro).
A seconda della tecnica utilizzata per la fertilizzazione si parla di FIVET o ICSI.
La fecondazione assistita si compone di diverse fasi:

  1. Stimolazione farmacologica della crescita follicolare multipla (I e II settimana)
  2. Prelievo degli ovociti (III settimana)
  3. Inseminazione e Fecondazione (III settimana)
  4. Embriotransfer (III settimana)
  5. Follow up (IV e V settimana)

A tutte le pazienti prima dell’inizio del trattamento viene consegnato uno SCHEMA TERAPEUTICO in cui sono segnalate le date di tutti gli appuntamenti, la data della settimana prevista per il prelievo ovocitario, la data, le modalità e il dosaggio dei farmaci da assumere.

Indicazioni

  • Fattore tubarico o tubo-peritoneale (gli spermatozoi e gli ovociti non possono incontrarsi)
  • Endometriosi che abbia provocato danni alle strutture dell'apparato genitale femminile interno
  • Fattore maschile medio-grave non correggibile, dopo indispensabile valutazione andrologica
  • Fattore immunologico (presenza di anticorpi antispermatozoo ad alto titolo nell'uomo o nella donna)
  • Sterilità inspiegata di lunga durata
  • Utilizzo di ovociti congelati precedentemente, in occasione di precedenti cicli di procreazione assistita o di terapie che possano danneggiare irreversibilmente la fertilità, come alcune chemioterapie e radioterapie.

Stimolazione ovarica

Esistono diversi protocolli di stimolazione: essi fondamentalmente differiscono tra loro per la durata della somministrazione dei farmaci e la capacità di inibire la stimolazione che la ghiandola ipofisaria esercita sull'ovaio, evitando l'ovulazione spontanea (e quindi la perdita degli ovociti che non possono più essere recuperati).
La scelta del tipo di protocollo dipende dalla cosiddetta "riserva ovarica", cioè dal patrimonio di follicoli ovarici che i medici tentano di stimare considerando alcuni parametri:
  • età della paziente,
  • valore dell'ormone FSH al secondo/terzo giorno del ciclo, e   dell'ormone Antimulleriano.
  • valutazione del numero di follicoli ovarici nei primi giorni del ciclo
  • tipo di risposta che la paziente ha avuto in cicli precedenti di stimolazione ormonale (quest'ultimo è il parametro più affidabile)

Ogni terapia è personalizzata, perciò consigliamo alle pazienti di NON confrontare le terapie tra loro per non cadere in errore e generare confusione.

Risultati

La probabilità di insorgenza della gravidanza è strettamente correlata all'età della paziente e al numero di embrioni trasferiti.

Questa probabilità è stimata in media pari al 24% in tutto il mondo.

Nell'anno 2009 la percentuale di gravidanze del nostro centro è stata in media:

  • del 32% nelle pazienti < 30 anni
  • del 30% nelle pazienti tra i 30 e 39 anni
  • del 10% nelle pazienti di 40 e 41 anni.

Effetti collaterali e rischi

I rischi legati alla stimolazione ormonale sono i seguenti:

  • sindrome da iperstimolazione ovarica.
  • aumentata incidenza di gravidanze plurime (circa 15%)

Con il trasferimento di più embrioni esiste un rischio di gravidanze multiple plurigemine maggiore rispetto ai concepimenti spontanei.
Rispetto alla gravidanza singola le gravidanze gemellari presentano maggiori rischi ostetrici e perinatali, soprattutto parto pretermine e sequele neurologiche neonatali.
Nel corso del 2009, nel nostro centro, la percentuale di gravidanze bigemine è stato del 15% , non ci sono state gravidanze trigemine anche se ci si può aspettare una loro incidenza intorno al 3%.

Le complicanze del prelievo ovocitario possono essere

  • Emorragiche: nel caso di puntura accidentale di un vaso sanguigno (complicanza rara, 0.07%) Alcune lievi perdite ematiche dai genitali esterni possono essere presenti dopo il prelievo ovocitario e NON sono da ritenersi complicanze
  • Insorgenza di infezioni pelviche: molto rare ( 0,8%) in quanto le pazienti vengono sottoposte a ricerche microbiologiche (tamponi vaginali e cervicali) e ad una profilassi antibiotica nel periodo precedente l’intervento

L’eventuale instaurarsi di una gravidanza può aggravare patologie già presenti nel soggetto ( diabete, cardiopatie,nefropatie ecc ) in misura analoga ad un concepimento naturale ed in maggior misura in caso di gravidanza multipla. La condizione di infertilità crea di per sé uno stato di malessere psicologico che può aggravarsi durante il percorso diagnostico-terapeutico. I trattamenti per la infertilità richiedono grandi energie psicologiche senza altresì garantire il risultato. L’equilibrio personale e della coppia può risentirne in maniera importante e la delusione conseguente al fallimento (soprattutto se ripetuto) può sfociare in depressione, con tutte le conseguenze individuali e relazionali. Per quanto riguarda lo sviluppo psico-affettivo del nuovo nato, i dati della letteratura sembrano confermare che non sia diverso da quello dei nati da concepimento spontaneo. (Human.Reprod. Vol 19,n.12, 2004 ; dati dal Report della Organizzazione Mondiale della Sanità del 2002, pag.287).

Nonostante il transfer avvenga in utero, esiste comunque la probabilità di sviluppare una gravidanza extrauterina (tubarica).
Tale rischio (circa 1,9% presso il nostro centro) è superiore rispetto allo stesso rischio in una gravidanza insorta spontaneamente (circa 1%).

Rischi a lungo termine

Alcuni studi epidemiologici hanno suggerito una possibile associazione tra infertilità, uso di farmaci per la fertilità ed un lieve aumento del rischio di ammalarsi di alcuni tipi di tumori femminili.
In effetti la infertilità di per sé costituisce un fattore di rischio per l’aumento di alcune malattie.
Non è possibile escludere con certezza che l’uso dei farmaci utilizzati per la stimolazione ovarica sia correlato con un aumentato rischio di tumori alle ovaie ed al seno, anche se non esiste a tutt’oggi (dopo oltre 40 anni dell’uso di questi farmaci) l’evidenza clinica di questo potenziale effetto negativo (Fertil.Steril. vol 83 n2, 2005).
La maggiore difficoltà di questi studi è che le malattie neoplastiche si manifestano in fasce di età molto lontane da quelle in cui le pazienti sono trattate, per cui si perdono molte informazioni sulle terapie effettuate.
Sebbene la maggior parte degli studi sia rassicurante, oggi non disponiamo di dati definitivi per consigliare le coppie. Sono in corso attualmente grandi studi epidemiologici che tengono conto anche di possibili ulteriori contemporanei fattori di rischio presenti nella popolazione infertile (età della prima mestruazione, età della menopausa, uso di contraccettivi etc).

L’eventuale instaurarsi di una gravidanza può aggravare patologie già presenti nel soggetto (diabete, cardiopatie, nefropatie ecc) in misura analoga ad un concepimento naturale e in maggior misura in caso di sindrome da iperstimolazione e di gravidanza multipla.